Cinque domande sull’Economia Circolare

Cinque domande sull’Economia Circolare

Il panorama socioeconomico globale si trova a dover affrontare due tra le sfide più importanti degli ultimi decenni: contrastare gli effetti del cambiamento climatico e ricercare soluzioni operative alla crisi del modello di sviluppo lineare, legato allo sfruttamento delle risorse. Di fatto, le due sfide sono strettamente collegate, l’insostenibilità dei processi di produzione e di consumo lineari hanno contribuito a generare e ad aggravare le già esistenti criticità in merito alla gestione dei materiali di scarto e alla distruttiva estrazione di materie prime vergini, ponendosi in netto contrasto con i naturali ritmi di rigenerazione degli ecosistemi.

Mentre l’economia ecologica, che mira in via principale alla tutela del capitale naturale, tenta di trovare soluzioni per mantenere l’attività umana circoscritta all’interno dei parametri di rigenerazione delle risorse del Pianeta, l’economia circolare suggerisce una soluzione per il superamento di entrambe le criticità attraverso la trasformazione dei processi di produzione e consumo di beni e servizi.

 

1. COSA SIGNIFICA “ECONOMIA CIRCOLARE”?

L’economia circolare è un modello auto-rigenerativo di sviluppo basato su nuovi modelli di business che applicano tecniche proprie della Gerarchia R (recycle, reuse, repair) per conservare ed estendere la qualità e il valore di prodotti e servizi, minimizzando lo sfruttamento di materie prime vergini e massimizzandone il rendimento a beneficio dell’ambiente e della sostenibilità del sistema socioeconomico.

 

2. QUALI SONO I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CIRCOLARE? 

I principi operativi dell’economia circolare possono essere così descritti:

Progettare senza rifiuti: in un’economia circolare, i rifiuti non esistono e vengono eliminati a partire dalla progettazione, tutti i materiali e i componenti possono diventare un input per nuovi prodotti. I materiali biologici, infatti, possono essere restituiti al suolo attraverso il compostaggio o la digestione anaerobica. I materiali tecnici al contrario sono progettati per essere recuperati, rigenerati e aggiornati, riducendo al minimo l’entità energetica richiesta e massimizzando la conservazione del valore (sia in termini economici che di risorse).

Costruire la resilienza attraverso la diversità: la diversità rappresenta un fattore chiave della resilienza. La rivoluzione industriale e la globalizzazione si sono concentrate sull’uniformità, quindi, i nostri sistemi sono spesso instabili. Sistemi diversi con molte connessioni sono invece più resilienti di fronte a shock esterni rispetto ai sistemi costruiti semplicemente per massimizzare l’efficienza. Modularità, versatilità e adattabilità sono caratteristiche apprezzate a cui è necessario dare priorità in un mondo incerto e in rapida evoluzione.

Le fonti di energia rinnovabile alimentano l’economia: qualsiasi sistema per definirsi circolare dovrebbe iniziare esaminando l’energia coinvolta nel processo di produzione, l’energia necessaria per alimentarlo dovrebbe provenire da fonti rinnovabili al fine di ridurre la dipendenza nei confronti delle risorse e aumentare la resilienza dei sistemi.

Pensare sistematicamente: la capacità di capire come le parti si influenzano a vicenda all’interno di un tutto e la relazione del tutto con le parti è cruciale. Gli elementi sono considerati nella loro relazione con la loro infrastruttura, ambiente e contesti sociali. Il pensiero sistemico enfatizza il flusso e la connessione di diversi elementi nel tempo e ha il potenziale per sviluppare condizioni rigenerative piuttosto che limitare il proprio spettro d’azione sul breve termine.

I prezzi o altri meccanismi di feedback dovrebbero riflettere i costi reali: in un’economia circolare i prezzi fungono da messaggi e, pertanto, per essere efficaci, devono riflettere i costi. Devono essere presi in considerazione gli interi costi dell’esternalità negative ed essere rimossi sussidi controproducenti. La mancata trasparenza riguardo le esternalità si traduce in un ostacolo per la transizione verso un’economia circolare.

 

3. QUALI SONO I VANTAGGI DELL’ECONOMIA CIRCOLARE?

Diventare circolari significa primariamente rendere la propria organizzazione più efficiente nell’utilizzo delle risorse, ma non solo, è inoltre un’opportunità di crescita sia in termini di rendicontazione economica, che ecologica e sociale. La trasformazione e il miglioramento continuo dei processi interni di produzione e di consumo aiuta ad accrescere la trasparenza nei confronti dei clienti, comunicando loro attenzione e impegno in relazione alla qualità dei propri prodotti e al rispetto dell’ambiente.

 

4. COME COSTITUIRE UNA FILIERA CIRCOLARE? 

La diffusione della cultura circolare all’interno delle filiere produttive è veicolata grazie alle operazioni di simbiosi industriale (scambi di risorse e di materiali), attraverso l’adozione di certificazioni ambientali di impatto e di controllo della qualità. Infine, in modo più significativo, grazie alla formazione specifica del personale interno o all’ausilio di consulenti esperti.

 

5. QUALI SONO LE PROSPETTIVE FUTURE?

La direzione regolatoria internazionale ed europea incoraggiano le aziende a osservare in modo sempre più critico e severo gli impatti generati dalle proprie attività produttive, i target verso cui vi sarà una maggiore richiesta di adesione e adattamento saranno l’eco-progettazione dei prodotti e dei servizi grazie ad investimenti in R&S e il raggiungimento della neutralità ambientale in termini di emissioni serra e di produzione di rifiuti. In particolare, nell’ambito del nuovo Piano d’azione per l’economia circolare, l’Unione Europea prevede di disciplinare integralmente:

  • il miglioramento della durabilità, della riutilizzabilità, della possibilità di upgrading e della riparabilità dei prodotti, la presenza di sostanze chimiche pericolose nei prodotti e l’aumento della loro efficienza sotto il profilo energetico e delle risorse;
  • l’aumento del contenuto riciclato nei prodotti, garantendone al tempo stesso le prestazioni e la sicurezza;
  • la possibilità di rifabbricazione e di riciclaggio di elevata qualità e la riduzione delle impronte carbonio e ambientale;
  • la limitazione dei prodotti monouso e la lotta contro l’obsolescenza prematura;
  • l’introduzione del divieto di distruggere i beni durevoli non venduti;
  • la promozione del modello “prodotto come servizio” o di altri modelli in cui i produttori mantengono la proprietà del prodotto o la responsabilità delle sue prestazioni per l’intero ciclo di vita;
  • la mobilitazione del potenziale di digitalizzazione delle informazioni relative ai prodotti;
  • un sistema di ricompense destinate ai prodotti in base alle loro diverse prestazioni in termini di sostenibilità, anche associando i livelli elevati di prestazione all’ottenimento di incentivi.

 


Riferimenti:

  • Commissione Europea, COM(2020) 98 final
  • Ellen MacArthur Foundation, (2013), Towards the Circular Economy. Economic and Business Rationale for an Accelerated Transition, Seacourt Printing
  • Ellen MacArthur Foundation, (2019), Planning For Product Innovation And Circular Material Flows
  • Ispra, Sistema Nazionale per la protezione dell’ambiente ed Emas, Curcuruto Salvatore et al., (2018), Rapporto 299/2018, Emas ed Economia Circolare, il caso studio del settore manifatturiero del metallo
  • Tiezzi E., Marchettini N. (1999), Che cos’è lo sviluppo sostenibile? Le basi scientifiche della sostenibilità e i guasti del pensiero unico. Roma, Donzelli