Economia circolare: una panoramica generale

Economia circolare: una panoramica generale

L’economia circolare è «un’economia capace di autorigenerarsi e procedere all’infinito con risorse finite. Un sistema in cui non esistono rifiuti ma solo flussi di materiali biologici, che possono essere riassorbiti dalla biosfera, e di materiali tecnici da rivalorizzare, cioè trasformare in nuovi oggetti utili».

Secondo la definizione dell’Europarlamento, «l’economia circolare è un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riuso, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile».

 

Perché si chiama economia “circolare”?

Perché funziona per cicli, come la natura, ovvero dalla terra crescono piante che nutrono animali che quando muoiono si decompongono e nutrono la terra, in cui nasceranno nuove piante. Allo stesso modo circolare implica che gli oggetti che si rompono vengono aggiustati e, quando non è più possibile aggiustarli, possono diventare materie prime seconde per nuovi oggetti.

 

Quale differenza sussiste tra economia lineare ed economia circolare?

L’economia lineare è un’economia industriale, di mercato, basata sull’estrazione di materie prime sempre nuove, sul consumo di massa e sulla produzione di scarto una volta raggiunta la fine della vita del prodotto. Si segue rigidamente lo schema estrazione-produzione-dismissione.

Mentre, come visto nelle righe precedenti, l’economia circolare è «un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. In un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati a essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera» (definizione che proviene dal lavoro della Ellen MacArthur Foundation).

Possiamo riassumere l’economia circolare, quindi, in due parole: modello auto-rigenerativo.

 

Quali sono i principi su cui basare questo tipo di approccio?

Secondo la Ellen Macarthur Foundation, i principi fondamentali di un’economia circolare sono:

Progettare l’eliminazione di rifiuti e inquinamento attraverso un cambiamento di mindset per vedere rifiuti e sostanze tossiche non più come effetti collaterali della produzione ma come punti deboli del design. Oggi esistono nuovi materiali e tecnologie che possono aiutarci a progettare processi che non generino inquinamento.

• Mantenere prodotti e materiali in uso evitando lo spreco di risorse attraverso il mantenimento di prodotti e materiali all’interno dell’economia il più a lungo possibile, fabbricando solo cose che possano essere riutilizzate, riparate e riconvertite con l’obiettivo di recuperare i materiali in modo che non finiscano in discarica.
È importante ricordare che alcuni materiali, come la plastica, sono altamente inquinanti e riciclarli non basta.

• Rigenerare i sistemi naturali smettendo di danneggiare gli ecosistemi e contribuendo a rigenerarli, restituendo loro nutrienti di valore, ricordando che in Natura ogni elemento è cibo per qualcos’altro, e non esiste il concetto di rifiuto.

 

Il modello delle 3 R: Riduzione, Riuso e Riciclo

Possiamo riassumere i concetti qui sopra espressi nel modello delle 3 R: Riduzione, Riuso e Riciclo.

Il vantaggio di seguire l’approccio ad un’economia circolare è dato primariamente dal rendere la propria organizzazione più efficiente nell’utilizzo delle risorse. E non solo!

È un’opportunità di crescita attraverso la trasformazione e il miglioramento continuo dei processi interni di produzione e di consumo accrescendo la trasparenza nei confronti dei clienti, comunicando loro attenzione e impegno in relazione alla qualità dei propri prodotti e al rispetto dell’ambiente.

La visione di questo tipo di approccio incoraggia le aziende ad osservare in modo sempre più critico gli impatti generati dalle proprie attività produttive per una eco-progettazione dei prodotti e dei servizi grazie ad investimenti in R&S e il raggiungimento della neutralità ambientale in termini di emissioni serra e di produzione di rifiuti. In particolare, nell’ambito del nuovo Piano d’azione per l’economia circolare, l’Unione Europea prevede di disciplinare integralmente:

  • il miglioramento della durabilità, della riutilizzabilità, della possibilità di upgrading e della riparabilità dei prodotti, la presenza di sostanze chimiche pericolose nei prodotti e l’aumento della loro efficienza sotto il profilo energetico e delle risorse;
  • l’aumento del contenuto riciclato nei prodotti, garantendone al tempo stesso le prestazioni e la sicurezza;
  • la possibilità di ri-fabbricazione e di riciclaggio di elevata qualità e la riduzione delle impronte carbonio e ambientale;
  • la limitazione dei prodotti monouso e la lotta contro l’obsolescenza prematura;
  • l’introduzione del divieto di distruggere i beni durevoli non venduti;
  • la promozione del modello “prodotto come servizio” o di altri modelli in cui i produttori mantengono la proprietà del prodotto o la responsabilità delle sue prestazioni per l’intero ciclo di vita;
  • la mobilitazione del potenziale di digitalizzazione delle informazioni relative ai prodotti;
  • un sistema di ricompense destinate ai prodotti in base alle loro diverse prestazioni in termini di sostenibilità, anche associando i livelli elevati di prestazione all’ottenimento di incentivi.

 

Come si affronta questa transizione verso l’economia circolare, in Italia?

Sicuramente vi è un numero sempre maggiore di politiche e iniziative. Tuttavia, persistono ancora delle barriere politiche, sociali, economiche e tecnologiche unite ad una frequente mancanza di consapevolezza, conoscenza o capacità di mettere in pratica le soluzioni dell’economia circolare o sistemi, le infrastrutture, i modelli economici e la tecnologia: questo può inevitabilmente condurre ad un ristagno dell’economia in un modello lineare.

A questa barriera, si aggiunge, inoltre, la questione che gli investimenti nelle misure di miglioramento dell’efficienza o nei modelli imprenditoriali innovativi restano insufficienti, in quanto percepiti come rischiosi e complessi e spesso i prezzi non rispecchiano il vero costo dell’uso di risorse ed energia per la società.

 

Quali sono gli obiettivi che già nel 2015 l’UE ha dichiarato per poter completare la transizione all’economia circolare entro il 2030?

Tra gli obiettivi da raggiungere entro il 2025:

  • Riciclo di almeno il 55% dei rifiuti urbani (60% entro il 2030 e 65% entro il 2035);
  • Riciclo del 65% degli imballaggi (70% entro il 2030).

Alcune disposizioni in vigore dal 2025:

  • I rifiuti tessili e i rifiuti pericolosi delle famiglie (come vernici, pesticidi, oli e solventi) dovranno essere raccolti separatamente;
  • I rifiuti biodegradabili dovranno essere obbligatoriamente raccolti separatamente o riciclati a casa attraverso il compostaggio.

Dal 2035, invece, si potrà conferire in discarica un massimo del 10% dei rifiuti urbani.

 

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